Le perforazioni nel BacinoTermale Euganeo

La presenza dell'acqua termale nel bacino Euganeo è subordinata alla captazione a mezzo di pozzi per acqua che emungono i fluidi all'interno degli acquiferi presenti nel substrato roccioso.

Sono oramai lontane le immagini del primo novecento che vedevano reclamizzate le sorgenti del Montirone, avvolte da vapori ed utilizzate dai primi stabilimenti termali.
Già da molto tempo, infatti, le acque termali vengono captate esclusivamente in profondità, entro le formazioni rocciose mesozoiche, al di sotto della copertura alluvionale.
I moderni metodi di perforazione hanno consentito la realizzazione di opere spinte ad oltre 1.000 metri dal piano campagna, la captazione di fluidi non interagenti con la superficie e quindi non "inquinati termicamente e composizionalmente da fenomeni di miscelazione con acque superficiali.
Inoltre, la coltivazione degli acquiferi profondi ha definitivamente ovviato ad eventuali problemi legati a fenomeni di subsidenza.
La realizzazione dei pozzi termali ha seguito di pari passo lo sviluppo del termalismo; a partire dal primo pozzo censito al Corpo delle Miniere di Padova, denominato "Nuove Terme 1, risalente al 1907 e che raggiunse una profondità di 49 metri, si assiste ad un progressivo incremento nel numero delle opere concretizzate.
Alle prime perforazioni, complesse ed artigianali, ottenute utilizzando metodi a percussione, sono seguiti i pozzi terebrati con metodi a rotazione e sonde carrabili che hanno consentito il raggiungimento di profondità sempre maggiori.
Considerando un lasso di tempo che copre, approssimativamente, tutto il XX secolo possiamo osservare come si siano evolute le realizzazioni dei pozzi, di pari passo sia con lo sviluppo delle strutture termali, sia con l'evoluzione delle tecnologie nell'ambito delle perforazioni.
Nel corso dell'intervallo compreso tra la prima realizzazione, il già citato pozzo "Nuove Terme 1 del 1907, ed il 1952, furono realizzati 83 pozzi. Tenendo conto dei due periodi bellici e post-bellici, oltre al già citato empirismo nell'ambito delle tecnologie di perforazione si ottiene una media di due pozzi l'anno, in un periodo di 45 anni.
Un vero e proprio boom per quanto riguarda le perforazioni si osserva a cavallo tra il 1953 ed il 1975: nell'arco di 22 anni si hanno 250 perforazioni; una media di circa 11 pozzi l'anno.
Tale incremento è legato a vari fattori: la crescita economica e lo sviluppo progressivo dei centri termali, le moderne tecnologie di perforazione, alle metodologie di captazione del fluido. Quest'ultimo argomento sarà trattato successivamente.
Infine, nel periodo compreso tra il 1975 ed il 1999 si assiste ad una stabilizzazione nella realizzazione di nuove opere con un totale di 54 terebrazioni; una media di tre perforazioni/anno.
I pozzi termali presenti nel B.I.O.C.E. sono realizzati con il metodo a rotazione con distruzione di nucleo e circolazione diretta di fluido; la perforazione avviene utilizzando una sonda carrabile (fig. 13) dotata di torre ad altezza variabile e testa rotante (fig. 14) che impartiscono manovrabilità, spinta e rotazione ad una batteria di aste sulla quale vengono montati stabilizzatori, aste pesanti e utensili di perforazione detti scalpelli o "triconi (fig.15).
Fino a pochi anni orsono le perforazioni venivano realizzate, sotto la supervisione della Gestione Unica, lasciando tuttavia piena libertà dal punto di vista tecnico alle ditte di perforazione.
Ferma restando la buona qualità delle opere realizzate è stato
comunque deciso dalla Direzione Tecnica della Gestione Unica di operare una standardizzazione nella realizzazione, imponendo dei parametri dimensionali e tecnici che garantissero:

  • Maggiore durata delle opere in rapporto al progressivo deterioramento delle tubazioni a causa di agenti interni ed esterni;
  • Possibilità di intervento di ricamiciatura dall'interno;

È stato quindi disposto che le realizzazione di pozzi nel Bacino Termale Euganeo facessero riferimento alle seguenti specifiche (fig.16):
Prima fase di realizzazione di avampozzo con diametro adeguato e tubaggio metallico Ø 406 mm e spessore, salvo diverse valutazioni, non inferiore a 9 -10 mm.
Una prima esecuzione della cementazione dell'avampozzo non porta generalmente ad una cementazione completa dell'intercapedine, vista la tendenza del terreno a "chiudere sulla tubazione, ma assolve alla duplice funzione di creare una cosiddetta "scarpa di cementazione a fondo foro e rendere solidale l'avampozzo al terreno in superficie, impedendo eventuali infiltrazioni dall'esterno in caso di falda in pressione.
La prosecuzione della perforazione avviene con rock bit Ø 14 ¾ cui segue un tubaggio metallico Ø 323 mm e spessore 8-9 mm eseguito fino a piano campagna e cementazione dell'intercapedine eseguita in pressione, dal basso verso l'alto, di tutta la colonna.
La successiva perforazione, con rock bit Ø 11 (o Ø 10 5/8) si protrae fino al bedrock (roccia in posto), proseguendo fino ad una profondità minima, non inferiore a 10 metri, all'interno del substrato roccioso; seguono tubaggio metallico Ø 273 mm e spessore min. 9 mm (salvo diverse disposizioni), eseguito fino a piano campagna e cementazione dell'intercapedine eseguita in pressione, dal basso verso l'alto, di tutta la colonna.
La prosecuzione della perforazione fino a fondo foro sarà eseguita con rock bit Ø 8 ½;
Seguiranno spurgo e lavaggio del pozzo, prove di pompaggio e produttività del pozzo.
In fase di esecuzione dell'opera le falde intercettate e non ricercate dovranno essere isolate nei loro orizzonti.
Gli operatori dovranno tenere le annotazioni al giornale di sonda (su copie fornite dalla Gestione Unica) ed i prelievi di campioni di cutting, previsti dalla Direzione Lavori (G.U.B.I.O.C.E.) nella misura minima di uno ogni cinque metri di perforazione, dovranno risultare regolari, conservati e messi a disposizione, secondo quanto previsto dall'art. 67 D.P.R. 128/59.
Le maestranze utilizzate dovranno tassativamente essere contrattualmente in regola secondo quanto previsto dalle normative vigenti.
Queste direttive, con le opportune variazioni concordate di volta in volta in funzione delle caratteristiche specifiche dell'opera, permettono di realizzare opere che resistano in maniera adeguata alle aggressioni da parte di agenti esterni (ad. es. correnti vaganti nel sottosuolo) ed interni (aggressività delle acque termali).
Fondamentali appaiono le operazioni di cementazione che, assolvendo duplice funzione di sigillante e dielettrico, assicurano maggiore durabilità all'opera rispetto alle realizzazioni con unica camicia.

Si precisa comunque che, nel disporre i parametri di cui sopra, la Gestione Unica ha cercato di fornire degli "standard minimi di realizzazione, dovendo pur sempre tenere conto dei costi di realizzazione che gravano sul concessionario. Sono stati ricercati, pertanto, dei parametri realizzativi che fornissero comunque un buon rapporto qualità prezzo, ovviando a realizzazioni oltremodo "economiche ma di breve durata, fermo restando la piena facoltà del concessionario di provvedere, con la supervisione tecnica della G.U.B.I.O.C.E., a realizzazioni più complesse ad implemento degli "standard minimi indicati.
Inoltre, la durabilità delle opere va a ridurre sensibilmente i problemi legati ad impossibili nuove realizzazioni entro aree occupate da infrastrutture, alberghi, abitazioni, piscine o parchi ed eventuali occupazioni d'urgenza di suolo concessionato, ma non in proprietà.

Attualmente l'emungimento delle acque nei pozzi avviene per mezzo di elettropompe sommerse (fig. 17) con potenza variabile (generalmente 10-15 Hp) posizionate a profondità variabile, tale comunque da garantirne il funzionamento in condizioni di sicurezza. Semplici accorgimenti ed operazioni periodiche di manutenzione, assieme all'utilizzo degli inverter, potranno garantire l'utilizzo dei pozzi in condizioni di sicurezza per molti anni, ovviando a continue operazioni di manutenzione.
Negli anni '60 e '70 l'estrazione idrica avveniva utilizzando aria compressa iniettata all'interno delle tubazioni; ciò provocava un rapido danneggiamento delle camicie metalliche con conseguenti incrementi nelle operazioni di manutenzione e perforazione di nuovi pozzi.
L'avvento di pompe, dapprima a motore esterno, e successivamente completamente sommerse, limitò notevolmente le operazioni di manutenzione ai rivestimenti metallici dei pozzi.
Un problema di non facile soluzione fu la regolazione delle portate dei pozzi in base alle esigenze "stagionali del Termalismo.
La regolazione manuale delle portate, attuate mediante l'apertura e/o chiusura delle valvole a "saracinesca portava ad una rapida usura della pompa con notevole spreco di energia; l'introduzione dell'inverter, in grado di regolare la portata facendo variare elettronicamente i giri dei motori delle elettropompe ha ovviato agli aggravi di spesa per la continua manutenzione delle pompe e notevolmente abbattuto i costi energetici.
La risoluzione del problema della captazione della risorsa non pose tuttavia risoluzione all'annoso dilemma degli abbassamenti generalizzati della falda.

Chi Siamo

La Gestione Unica del Bacino Idrominerario Omogeneo dei Colli Euganei (B.I.O.C.E.) è una emanazione Regionale che si pone come intermediario tra i bisogni e le aspettative degli Operatori Economici presenti nell'area termale.

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